Accanto alla intensa attività di studioso, testimoniata da una cospicua quanto variegata produzione scientifica, Vittorio Grevi ha da sempre coltivato una autentica passione civile, vissuta nel segno del rispetto profondo per le istituzioni e nella fedeltà ai valori costituzionali.

Molteplici sono state le forme che questa passione ha assunto negli anni. Meritano anzitutto di essere ricordate sia la sua collaborazione al Ministero dell’Interno, ove, chiamato dall’ on. Virginio Rognoni, allora titolare del Dicastero, quale consulente giuridico, ebbe modo di dare, in anni particolarmente difficile per la storia del nostro Paese, il proprio prezioso contributo alla ricerca delle soluzioni normative più efficaci per contrastare i fenomeni del terrorismo politico, prima, e della criminalità organizzata, poi;  sia la sua partecipazione, con un ruolo di prim’ordine, sin dal 1974, a diverse Commissioni governative, costitute negli anni presso il Ministero di Grazia e Giustizia, tra cui quelle per l’elaborazione del nuovo Codice di procedura penale  e per le sue successive integrazioni.

Ma gli studenti e i suoi concittadini non possono dimenticare il suo costante impegno sia nell’ambito universitario, sia nel contesto più generale della società civile pavese. Promotore in prima persona di iniziative culturali sui temi del diritto e della giustizia, non si sottraeva mai alle richieste delle associazioni studentesche, nonché dell’Amministrazione comunale, fornendo la propria collaborazione nell’organizzazione di importanti eventi – quali, da ultimo, le manifestazioni “Mafie” e il “Festival dei saperi” – dove la sua presenza  costituiva di per sé garanzia di serietà ed autorevolezza .

Particolare significato aveva rivestito per il Prof. Grevi l’invito, rivoltogli dall’Amministrazione pavese, di pronunciare, nel 2007, l’orazione ufficiale alla cerimonia cittadina per la celebrazione del 25 aprile: un discorso che, letto oggi, testimonia il suo straordinario legame con le radici storiche e i valori fondamentali della Repubblica, e  contiene un caloroso invito, rivolto ai più giovani,  a non cedere all’indifferenza ma a perseverare nell’azione  per la ricerca del bene comune  nel rispetto delle regole.

Intensa anche la sua attività di collaborazione con diverse testate giornalistiche (Il Giorno, Il Sole 24 ore).  Alla fine degli anni ottanta inizia per Vittorio Grevi il rapporto con il Corriere della Sera, che si concretizza nella redazione di commenti ed editoriali a cadenza quasi settimanale, sui temi spesso scottanti della giustizia penale. La sua profonda conoscenza della disciplina dei più importanti istituti processuali – tra i quali, ad esempio, le intercettazioni di conversazioni e comunicazioni o il segreto di Stato –si confronta con il grande pubblico composto da “non addetti ai lavori”, nel tentativo di fornire a questi ultimi i fondamentali strumenti conoscitivi per comprendere i passaggi cruciali delle proposte di legge all’esame del Parlamento, o i contenuti di recenti pronunce giurisprudenziali.

Con uno stile inconfondibile, contrassegnato da una peculiare chiarezza e lucidità, la sua penna non ha risparmiato rilievi critici e giudizi rigorosi nei confronti sia del legislatore, sia della magistratura o dell’avvocatura, in tutti gli episodi in cui vi fosse stata un’ingiustificata forzatura dell’interpretazione delle norme costituzionali, che rappresentavano sempre l’imprescindibile punto di riferimento anche nell’attività del Grevi pubblicista. In questo senso, risultano ancora di strettissima attualità le riflessioni sul tema della ragionevole durata del processo, nonché del rapporto tra processo penale e immunità dei rappresentanti degli organi politici.

Con molta parsimonia, infine, si concedeva ai programmi televisivi (Annozero, l’Infedele…) o radiofonici (radiocarcere) di approfondimento, evitando, ove possibile, di essere coinvolto in trasmissioni dove venisse fomentato un clima di polemica sterile e scontro violento tra i relatori, poiché preferiva intervenire in contesti in cui il confronto anche aspro tra idee contrapposte avvenisse nella maniera più utile e costruttiva per l’ascoltatore.